11 Novembre 2020
Panettone: 10 curiosità sul dolce natalizio per eccellenza
Tra poco più di un mese festeggeremo il Natale e, come ogni anno, le tavole italiane saranno invase dal dolce natalizio per eccellenza: il panettone.
Abbiamo già scoperto insieme tanti aspetti di questo squisito dolce: la sua storia, gli ingredienti che lo rendono così unico, come distinguere un panettone artigianale da uno industriale.
Vediamo allora in questo nuovo articolo 10 interessanti curiosità sul re del Natale, il panettone.
Un errore, che fortuna!
La prima curiosità riguarda la nascita di questo dolce.
Una delle tre leggende che narrano le origini del panettone racconta come sia nato da un errore.
Secondo questa leggenda, Ludovico il Moro, signore e mecenate di Milano, aveva organizzato un sontuoso banchetto per festeggiare il Natale.
Il suo cuoco però fece un grave errore: si dimenticò il dolce in forno, bruciandolo.
Ecco però comparire l’eroe: lo sguattero Toni, per salvare la situazione, creò sul momento un nuovo dolce con l’impasto rimasto, burro e canditi.
Nacque così il “Pan di Toni”, il primo antenato del famoso panettone.
Il panettone nel dizionario
Quando è stato inserito nel dizionario il termine panettone?
Dobbiamo tornare indietro nel tempo, fino all’anno 1606, quando sul glossario milanese-italiano apparve la parola “Panaton”.
Questo termine indicava un pane locale tipico del periodo natalizio, di grandi dimensioni.
Ritroviamo la stessa parola nel dizionario del 1839, questa volta presentata con un’alternativa linguistica che lega indissolubilmente questo dolce alle festività natalizie: “Panaton de Natal”.
In quest’ultima definizione erano stati inseriti anche alcuni ingredienti della ricetta: uova, zucchero, burro, frumento e uva passa.
Il “pane spezzato”
Ci sono tante storie e tradizioni legate al panettone, soprattutto nel territorio meneghino.
Una di queste risale al IX secolo, quando le famiglie cristiane milanesi usavano riunirsi a tavola il giorno di Natale.
Alla fine del pasto il capo famiglia prendeva questo pane di grandi dimensioni, lo divideva in vari pezzi e lo distribuiva a tutti i presenti, in segno di comunione.
Un’usanza suggestiva, che ricorda il famoso episodio dell’Ultima Cena.
Il tesoro nascosto
Altra bella tradizione legata al panettone e alle festività natalizie, ormai caduta nel dimenticatoio, è quella relativa al rito del ciocco.
A Capodanno, il capo famiglia inseriva all’interno della carsenza, nome dialettale della torta di pan soffice servita come dolce a fine pasto, una moneta d’oro o d’argento.
La torta poi veniva tagliata a fette, queste venivano distribuite tra i commensali e solo il più fortunato avrebbe ricevuto la fetta con nascosto il tesoro, segno di buon auspicio per l’inizio del nuovo anno.
La guepiere
Come precedentemente accennato, il panettone in origine era un grosso pane, che veniva preparato ed infornato senza l’utilizzo di stampi.
Le cose cambiano agli inizi del 900.
Attorno agli anni 20’ dello scorso secolo, infatti, la pasticceria Motta di Milano, seguita poi dalla pasticceria Alemagna, modificano la ricetta tradizionale.
L’obiettivo è rendere il panettone più gustoso e soffice, per questo i maestri pasticceri iniziano ad utilizzare una guaina di cartone, detta guepiere, per fasciare il dolce prima di infornarlo.
Il risultato fu il panettone-fungo, un dolce slanciato verticalmente con l’esterno meno bruciato, che ancora oggi rappresenta la forma classica del prodotto industriale.
I panettoni di San Biagio
Torniamo alle tradizioni meneghine legate al consumo del panettone.
Una curiosa usanza tipicamente milanese prevede che si metta da parte e si conservi una porzione del panettone aperto e mangiato a Natale.
Il panettone va conservato fino al 3 febbraio, giorno in cui si festeggia San Biagio.
In questa giornata, infatti, il panettone rimasto, ormai raffermo, va consumato insieme alla propria famiglia, rigorosamente a digiuno.
Il motivo? È un gesto propiziatorio contro i mal di gola, malanni che chiamano in causa proprio San Biagio, famoso per essere il protettore della gola.
Ancora oggi i negozianti di Milano, durante questo giorno, vendono a prezzi ribassati i cosiddetti panettoni di San Biagio, ovvero i panettoni rimasti invenduti da Natale.
Il Collegio Borromeo di Pavia
Torniamo al passato, più precisamente all’anno 1599.
Il 25 dicembre di questo anno sembra comparire la prima effettiva testimonianza documentata dell’esistenza del panettone.
Nel registro delle spese del Collegio Borromeo di Pavia, infatti, è presente un riferimento al Pane di Natale, dolce servito agli studenti ospiti della struttura durante il pranzo del 25 dicembre.
Un documento ufficiale che riporta nero su bianco l’esistenza e il consumo di questo squisito dolce, al di fuori dei confini milanesi.
Il galateo del panettone
Come va mangiato il panettone?
Tradizionalmente il panettone veniva consumato direttamente con le mani, ma il galateo ha regole ben precise su questo argomento.
Il panettone si può mangiare con le mani se servito senza creme di accompagnamento.
Attenzione però: non si porta l’intera fetta alla bocca per dare dei bei morsi.
Si tiene la fetta con la mano sinistra, mentre con la destra si staccano piccole porzioni da portare poi alla bocca.
Se invece sono presenti creme o salse di accompagnamento, la fetta di panettone va servita stesa su un piatto, con la crema di lato. Il piatto deve essere servito con anche un cucchiaio ed una forchettina da dolce.
Ecco il procedimento per gustarlo rispettando il bont ton: la forchetta serve a tenere ferma la fetta di panettone mentre con il cucchiaio si stacca la porzione, si raccoglie la crema e si porta il tutto alla bocca.
Inoltre il panettone va servito prima della frutta, ma non insieme al caffè.
Il paninettone
Si sa, finite le feste le dispense sono sempre piene di panettoni e dolci di Natale avanzati.
Come rendere più appetibili questi avanzi, per poterli consumare prima che diventino raffermi o che si rovinino?
Una nota panineria di Milano ha pensato bene di riciclare gli avanzi di panettone e trasformarli in “fette di pane” da usare per creare sfiziosi sandwich salati, ribattezzati “paninettoni”.
Un’idea originale, che sembra ispirarsi al concetto alla base della pasticceria salata, ovvero unire prodotti e tecniche derivanti dal mondo del dolce e del salato.
Un marchio per il panettone artigianale
L’ultima curiosità di cui vogliamo parlarvi riguarda una bella iniziativa del “Comitato dei Maestri Pasticceri Milanesi”, che ha deciso di registrare alla Camera di Commercio di Milano un marchio per riconoscere il Panettone Artigianale che rispetti la tradizione milanese.
Il comitato, formato da rappresentanti di associazioni di categoria del settore e da un rappresentante dei consumatori, ha redatto un disciplinare di produzione, in cui sono specificati ingredienti, fasi di lavorazione, caratteristiche del prodotto e modalità di vendita che devono essere rispettare per ottenere il marchio in questione.
Il panettone artigianale è un patrimonio nazionale, oltre che milanese, e va omaggiato e rispettato sempre, anche scegliendo le giuste confezioni e scatole.
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